Matteo De Benedittis: non fatevi rubare la vita da uno S.m.a.r.f.o.
Uno dei temi principali di questa nuova edizione 2020/2021 di /bao’bab/ invito alla lettura un po’ in presenza e un po’ a distanza e senza dubbio il rapporto tra bambini e adolescenti e nuove tecnologie, in particolare i forum.
Dopo Christian Stocchi nelle scorse settimane alla scuola primaria, riprende e approfondisce il discorso con due classi della scuola media Pertini Matteo De Benedittis, scrittore e professore, autore, tra l’altro, del fortunato libro S.m.a.r.f.o. che contrappone Connessi e Disconnessi, cioè gruppi di ragazzi che utilizzano troppo o non utilizzano mai i propri cellulari.
“Ma tu da che parte stai?”, chiede a un certo punto un ragazzo.
“Avete presente la parte finale del libro? Quando lo scarpine risulta fondamentale per uscire dal bosco in cui si sono persi? Ecco, in quel caso sono d’accordo al suo utilizza anche tra ragazzini, per il resto no”.
Tra le obiezioni più ricorrenti dei ragazzi….
“Ma come faccio ad avere amici?”
Qui l’abilità dell’autore è scovare nelle classi i tre o quattro studenti a cui i genitori evitano di utilizzare lo smartphone.
Interrogarli.
Farsi raccontare da loro, nei dettagli, tutte le cose che hanno potuto fare – da accarezzare un gatto a giocare col proprio fratello, a parlare con i propri genitori a fare un disegno.
“Ecco, lei ha fatto tutte queste cose, cioè è stata insieme al suo gatto e ad altre persone, oltre ad aver disegnato; molti voi, invece, sono rimasti DA SOLI, siete rimasti da soli insieme a uno schermo”.
L’inchiesta ad alzata di mano che si fa alla classe sull’uso delle nuove tecnologie è sempre sorprendente: ci sono studenti che ci stanno oltre le dieci ore, cioè sempre, se non sono a scuola.
Ci sono alcuni che hanno dai genitori delle regole più o meno blande su come utilizzarli.
“Oggi, quando tornata a casa, fate i complimenti ai vostri genitori perchè vi danno regole. Perché è quello il mestiere dei genitori: dare regole. Anche se magari a voi non piacciono. O alla vostra età ancora non si capiscono completamente. Se invece non ve ne danno, oggi andate a casa e dite ai vostri genitori: Mamma, papà perchè non mi date regole? Se non mi date regole cosa fate? Volete farmi del male? Io ho bisogno di regole! Forza, datemene”.
Paradossale?
Non del tutto.
Perchè per Matteo E Benedittis, come ormai per tanti docenti e psicologi, l’esposizione prolungata dei nostri bambini e ragazzi davanti a uno schermo non è nociva, non fa solo male, ma molto male.
Con effetti negativi che oggi non siamo neppure in grado di sapere in tutta la loro gravità.
Si parla soprattutto di S-m-a-r-f-o, i libri che i bambini hanno letto in classe, quello a cui si sono appassionati di più.
I ragazzi hanno preparato domande all’autore su come lo ha scritto, quando, perchè i personaggi hanno nomi così stravaganti, l’importanza dei nomi in un romanzo, eccetera…
Ma giustamente si torna sempre a parlare del tema oggi più discusso a scuola sia dai docenti che dagli studenti: il rapporto tra studenti e tecnologie.
Gli esempi di Matteo De sono precisi ed espressi ai ragazzi con chiarezza e determinazione; alle obiezioni, risponde con precisione e informazioni precise.
“Qualcuno di voi ha mai guidato un’auto? A dodici anni? A tredici? Sulla strada? In città? Qualche genitore vi ha mai detto di salire sull’auto e vi ha detto vai pure a fare un giro? Alla vostra età? NO, perchè rischiate di farvi male, molto male. Lo stesso accade per lo Smartphone. E’ più pericoloso di guidare un’auto. Molto di più. Perchè lo smartphone è un oggetto magico… E’ logico che vi piaccia…. Ma non sapete usarlo. Alla vostra età non potete saperlo usare. Anche se dite di riuscirsi….”
E poi spiega nei dettagli gli errori e i pericoli, ma anche le meraviglie.
“Lo smartphone è un oggetto magico perché potentissimo e bellissimo. Regala il potere dell’omniscenza: sapere tutto. Regala il potere dell’ubiquità: dà illusione di essere in più luoghi contemporaneamente.”
Ma i pericoli e gli aspetti negativi sono di gran lunga più numerosi….
Il principale?
Rubare la vita vera insieme agli altri in nome di una vita virtuale apparentemente insieme a tanti altri, ma in realtà da soli: perché ognuno, davanti al proprio smartphone, è solo.
La determinazione di De Benedittis su questa questione è tale che, recentemente, ha elaborato una proposta di legge perché ogni studente abbia una Patente per entrare in internet e frequentare rete e social. Esattamente come si ha una Patente per poter guidare una automobile.
Sembrano provocazioni, non lo sono.
L’autore di S.m.a.r.f.o. ne parla con grande serietà.
E i ragazzi lo ascoltano in silenzio.
Riflettendo.
O provando a porre obiezioni. Insomma, conversando con De Benedittis alla pari, su un argomento che li riguarda da vicino, forse sull’argomento che oggi li coinvolge di più.
“Scusa, ma tu hai detto che hai tre figli, adesso sono piccoli, hai detto, ma quando cresceranno, non glielo darai mai ai tuoi figli il permesso di usarli?”
“Sì, anche io non ho capito: a che età si darebbe, poi, questa patente per andare in internet da soli?”
“Quando i miei figli avranno una passione”, è la risposta di Matteo De Benedittis. E aggiunge: “Qualsiasi passione, ragazzi. Qualsiasi. Dal giardinaggio alla letteratura, dal ciclismo al cinema. Perché Perché altrimenti la loro unica passione o occupazione, o comunque la principale, sarebbe legata all’uso del proprio smarphone”.
E’ come se De Benedittis dicesse ai ragazzi, – ma anche ai loro genitori, indirettamente, – che la vita non è fatta per essere consumata davanti a uno schermo.
“Dovete sapere che io, ma anche i miei genitori, i miei nonni, come i vostri, tutte le persone che sono vissute prima di noi, sono nate prima di noi, hanno vissuto senza cellulari e sono vissuti meglio. Anche senza Google Map, non ci crederete, ma riuscivano a incontrarsi”.
Studentesse e studenti fanno fatica a immaginarsi un mondo senza internet e tablet, computer e cellulari.
Non è facile.
Ma pian piano ci si riesce.
Insomma, nonostante le apparenze, per De Benedittis, non solo la scuola, ma la stessa vita dei nostri figli e studenti – non solo vita scolastica, ma anche affettiva, – richiede una responsabilità che i minori non hanno, non possono ancora avere e a cui devono essere educati; e non educati in cinque minuti, come utenti e clienti e basta.
Ma per far questo occorrono leggi, docenti e genitori molto più consapevoli, intelligenti, determinati, forti.
L’autore conclude il suo incontro parlando della bellezza della lettura e della scrittura e di come suo zio, quando ancora era un bambino, gli abbia regalato Il signore degli anelli.
“Tutti i libro sono un viaggio, ma solo questo libro ha anche la piantina del viaggio. L’ho letto a tredici anni. Poi l’ho riletto altre quattro o cinque volte”.