Le mille magie di Claudio Madia

Bastano due dita, a un genio come Claudio Madia, per tenere in pugno tre classi di alunni di sei anni: l’indice e il medio. Ma potrebbero essere anche dieci classi. Cento. Mille. Un milione. Come ai tempi dell’Albero Azzurro. Perché Madia non è solo un attore di teatro e micrometro, ma anche una persona che sa stare davanti a una telecamera

Anche se è solo quella di un computer.

Dunque, a Claudio Madia bastano solo due dita per tenere in pugno adulti e bambini. Ma dita ben distese, mobili, animate, vive. Con un puntino blu sul polpastrello. E le altre tre dita abbassate. Due dita? No, due occhi. Prende vita così, dal nulla, la Lumaca Valentina, che per tutto il collegamento on line sarà la bravissima spalla di Madia..

Di chi?

Dello scrittore, equilibrista, mangiafumo, teatrante, clown, giocoliere, equilibrista, eccetera eccetera Claudio Madia. Ospite ancora una volta  della rassegna /bao’bab/invito alla lettura promossa dal comune di Reggio Emilia, dalla Biblioteca Panizzi e dalla Biblioteca Marco Gerra di San Pellegrino.

Nonostante la pandemia /bao’bab/ riesce miracolosamente ad andare avanti.

Anche se le scuole sono chiuse. E tutti i libri che si realizzeranno a scuola da  bambini e bambine, da ragazzi e ragazze, magari con l’aiuto dei loro docenti, oppure da soli, saranno, come sempre, ospitati per sempre nella biblioteca di Monica, catalogati e messi al prestito come i libri veri. Sì, come copie uniche, saranno trattati proprio come libri d’artista. Questa è la particolarità dell progetto /bao’bab/.

 

 

Ed ecco che si comincia con le storie…

Non quelle pubblicate sui libri editi da Feltrinelli e altri editori, ma quelle scritte a mano su piccoli libricini di carta…
Quella di Tizio e Caio, per esempio….

Anzi, no.

Tizio e Astro.

Autobiografica.

 

 

Ma i bambini preferiscono un lavoro in cui si guadagna soldi ma magari non amano molto o un lavoro che amano molto ma rimanendo più poveri che ricchi?

“Astro, fu astro. Tizio, fu tizio. Uno alle selle, uno all’ospizio. Uno fa il mestiere che ritiene più bello. E chi è più felice?”

E così si chiede ai bambini e alle bambine….

Che mestiere vogliono fare da grande?

 

 

“Il gelataio”.

“Il calciatore”.

 

 

“La maestra”.

“Il cantante”.

Claudio Madia è conosciuto da anni e anni in tutta Italia per essere stato anche il primo presentatore della fortunata trasmissione tv della Rai dedicata ai bambini L’ Albero Azzurro.

Gli anni passano, ma lui è il mago gentile e divertente di sempre.

Anche “a distanza”, davanti a una folla di piccole tessere che si accendono sul computer per far comparire maestre, alunni e, per una volta, anche mamme e papà, la Lumaca Valentina – la mano destra di Madia, – saluta tutti e presenta in modo scanzonato la faccia di Claudio Madia.

Che è tutto finto, inizia a dire.

E poi lo dimostra.

Dita finte che si staccano.

Orecchie finte.

Naso finto.

Occhi finti.

“Occhi?”, chiede un bambino.

“Sì”, gli risponde l’one-man-show.

Poi si cava la pupilla dell’occhio destro con le dita di una mano. Se la mette in bocca per lavarsela un po’ con la saliva e la lingua. Se la riprende in mano. Se la infila di nuovo nell’occhio.

Stupore generale.

Qualcuno non vuole vedere.

Qualcuno ci crede.

Qualcuno non ci crede.

“Maestra, ma lo ha fatto veramente?”

“Mamma, ha fatto finta vero?”

“Esatto”, sembra rispondere Madia. “Proprio così. Non è vero niente. O è vero tutto. E’ la stessa cosa, bambini e bambine. Adesso vi spiego come funziona questa cosa qui del vero e del falso…”

E non c’è realtà virtuale che tenga, anche se tutto, paradossalmente, avviene a distanza, sul palcoscenico dello schermo di casa.

La  Lumaca Valentina presenta il numero del fazzoletto nell’orecchio…

Madia ammette di non essersi lavato bene le orecchie e se le pulisce infilandosi un fazzoletto rosso in un orecchio e tirandolo fuori dall’altro.

 

 

“Come hai fatto?”

“Claudio, lo hai fatto veramente? Posso farlo anche io?”

 

 

Poi arriva la storia dei RE.

RE – PRIMO.

RE-SISTO.

RE-CINTO.

Fino ad arrivare a RE-NATO.

 

 

Ora i bambini devono trovare parole che iniziano con RE.

 

 

A Madia non interessa ragionare più di tanto sui mezzi di comunicazione a disposizione, perchè il mezzo di comunicazione numero  resta sempre lui.  Inossidabile. Dentro o fuori dallo schermo.

 

 

Claudio Madia non ha bisogno di dire tante parole ai bambini. Ma sa quali sono quelle giuste. E, soprattutto, sà come dirle. Oltre alle parole, è dotato, infatti, di una tecnica e di una serie di abilità così grandi, vaste, sbalorditive,  che in pochi, in Italia, nel suo particolare settore settore, possono vantarne altrettante.

Proprio per questo è diventato una leggenda italiana.

E’ del 2020 uno strepitoso servizio su Vogue su di lui da parte di un noto fotografo.

Adesso, invece, mentre oggi 5 marzo 2021 si intrattiene dalla sua casa-teatro-circo davanti alla telecamera per parlare con tre classi di alunni di Reggio Emilia, c’è un operatore che lo filma: qualcuno ha pensato di realizzare su Madia e la sua vita da saltimbanco un documentario di cui non vuole parlare.

Lo spettacolo va avanti.

Senza pause.

Uno stendino col bucato si trasforma in un cavallo e Claudio lo cavalca.

 

 

“Lo possono fare anche le vostre mamme, quando fanno il bucato… O anche i papà”.

C’è chi vorrebbe che non smettesse mai di cavalcare lo stendino.

 

 

E la musica poteva mancare?

 

 

Tra un numero e l’altro, Claudio parla con i bambini.  Ragiona con loro molto seriamente. Ride. Li prende in giro, ma per finta.  Riprende a ragionare e a raccontare.  A ridere e a stupire.

Anche Monica e Chiara ridono insieme a maestre, genitori, bambini e bambine.

E a forza di ridere e sorridere, pensare e ripensare, farsi piacevolmente ingannare, cercare di scoprire i trucchi di Claudio seguendo le sue mani e le sue parole, pian piano,  lentamente, sembra che tutto intorno l’aria cambi.

Che sia arrivata  la primavera. Sì. E sembra di essere al mare.

E infatti arriva puntuale la storia di mare….

Colpo di scena: triste, però. E breve, brevissima.

 

 

“Ma no, il gabbiano non è morto veramente”.

“Era solo un foglio di giornale”.

“Oppure è morto?”

“Insieme al pezzo di giornale che è morto anche lui?

“Oppure?”

No, no, la storia triste è solo uno scherzo, un altro scherzo, per passare alla storia vera: La storia del Pirata Bombardone, quel delinquente che faceva esplodere bombe nel mare e uccideva tutti i pesci.

 

 

Un giornale è magico….

Come un foglio di carta…

 

 

Ma visto un giornale in equilibrio sul naso?

 

 

Poi si parla di trottole.

 

 

E alla fine salta fuori anche Dodò.

 

 

 

Ma come fanno i pupazzi a parlare?

 

 

Si conclude con domande e risposte.

E con un po’ di ginnastica per le mani.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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