Amira: pregiudizi e cittadinanza
Venerdì 26 Febbraio l’insegnante e scrittore Giuseppe Caliceti, – all’interno del cartello /bao’bab/ invito alla lettura 2020/2021 promosso dal comune di Reggio Emilia e, in particolare, dalle Biblioteche Panizzi e San Pellrino Marco Gerra, – ha incontrato un gruppo di alunni della scuola media Pertini.
L’autore ha risposte alle domande degli studenti che avevano letto insieme all’insegnante il loro Amira, uno mondo senza confini, edito da Raffaello Editrice.
“Come è nata l’idea di questo libro?”
“Dal fatto che ormai una decina di anni fa ho conosciuto una bambina di 11 anni, Lamiaa Zilfat, che abitava a Reggio Emilia e frequentava scuole reggiane.
In una iniziativa pubblica a favore della cittadinanza che si chiamava e si chiama ancora L’Italia sono anch’io, Lamiaa ha letto una sua lettera intitolata: Il papà è il Marocco, l’Italia è la mia mamma.
Una lettera molto bella, che ho riprodotto anche su questo libro”.
“L’abbiamo letta. E’ bella.”
Ha detto Caliceti: “Appena l’ho sentita sono andato da lei e dai suoi genitori e ho chiesto a tutti e tre se mi potevano inviare via mail una copia di quella lettera per inviarla ai giornali perché mi sembrava bellissima e molto chiara per spiegare la condizione dei bambini e dei ragazzi nati in Italia da genitori stranieri, cioè che non sono nato in Italia”.
“E loro?”
” Loro hanno detto di sì. Dopo due ore avevo già la lettera. L’ho inviata ai giornali che ne hanno dato un certo risalto, sia alcuni locali che nazionali. Un anno dopo insieme ai promotori di quella campagna, Lamiaa è stata invitata insieme ai genitori e ad alcuni rappresentanti della campagna di cittadinanza l’Italia sono anch’io, tra cui l’ex sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio e l’ex presidente dell’Arci reggiana e poi regionale Federico Amico, a leggere la sua lettera davanti al parlamento. Era una storia bella, mi è venuto in mente di scriverla. Ci ho messo tre anni, ma alla fine ci sono riuscito”.
“Ma Lamiaa è Amira? Perchè hai cambiato il suo nome?”
L’ho contattata in Francia e ho chiesto a lei e ai genitori. Mi hanno detto che potevo fare come preferivo. Io, insieme al mio editore, abbiamo deciso di cambiare il nome perchè, in effetti, anche se la storia nasce da una storia vera, è rimandata, cioè ci sono cose anche cose non vere.
“Per esempio?”
“In Italia non è stata una mia alunna. Le sue migliori amiche in Italia e in Francia, me le sono inventate perchè avevo bisogno di una coetanea che si confrontasse con lei. Invece la sua lettera è vera. E’ vero che adesso abita in Francia e ha ottenuto in pochi mesi la cittadinanza italiana, mentre in Italia non l’ho occtenuta dopo tanti anni”.
“E le cose vere del romanzo quali sono?”
“Beh, intanto Amira/Lamiaa Zilaft. Se volete potete anche contattarla su facebook. Tenete conto, però che adesso ha più di diciotto anni. Poi i luoghi in cui si sono svolti la storia: l’Emilia, la nostra provincia. Poi la lettera che ha scritto Lamiaa, che ho semplicemente ricopiato. E tante altre cose..”
Sarebbe bello inviarle le lettere dei ragazzi e della ragazze…
La conversazione è continuata approfondendo altri aspetti del romanzo, ma spiegando anche ai ragazzi come funziona oggi la legge in Italia che riguarda la cittadinanza, che può essere richiesta solo a diciotto anni, mentre dalla nascita fino ad allora, di fatto, molti bambini e ragazzi non hanno nè nazionalità dei loro genitori nè nazionalità italiana ma sono considerati dalla nostra legislazione quasi come invisibili.
Caliceti, rispondendo alle domande, ha poi sottolineato la differenza tra giudizio e pregiudizio, spiegando che il giudizio è una generalizzazione quasi sempre sbagliata.
“Per esempio, un uomo vede una donna che fa un incidente in auto, e dice: Le donne non sanno guidare.
Tutte le donne.
Quando in realtà è esattamente il contrario: ragazze e donne guidano meglio dei maschio.
Almeno in Italia.
Perchè fanno circa la metà degli incidenti automobilistici di quanto ne fanno i maschi.
Perciò vedere un incidente causato da una donna al volante e dire che tutto le donne non sanno guidare è una forma di generalizzazione sbagliata, un pregiudizio, cioè un giudizio che si dà prima ancora di capire, informarsi, studiare”.
Caliceti ha aggiunto: “Se studiare non serve a diventare persone migliori, cioè anche meno giudicanti e più tolleranti verso gli altri,- cioè a esprimere meno giudicati e pregiudizi – studiare serve a poco”.
L’autore ha continuato l’incontro leggendo alcune frasi di bambini stranieri per sapere come loro vedevano l’Italia e gli italiani – tratte dal suo libro Italiani, per esempio edito da Feltrinelli, – che sono state commentate insieme.
Ha infine concluso offrendo ai ragazzi alcune opportunità.
La prima: partecipare a baoblog, il blu o giornalino telematico on line che si occupa di promozione della lettura e della scrittura creativa degli alunni e degli studenti delle scuole di ogni genere e grado della città e della provincia.
La seconda: provare a scrivere delle lettere di risposta alla lettera di Amira, presente nel libro, come se si fosse un suo compagno o una sua compagna di classe, poi raccogliere insieme alla prof e rilegarle in qualche modo e partecipare al concorso In forma di libro/libri autoprodotti dalle scuole, entrando a far parte della Biblioteca dei giovani cittadini dove Monci Gilli, bibliotecaria della biblioteca di San Pellegrino, – unica in Italia, – tratta i libri degli adulti come quelli di alunni e studenti: archiviandoli, mettendoli su uno scaffale, offrendoli al prestito per un periodo di tempo.
Ha detto Monica Gilli: “Abbiamo notato che ai libri più piccoli piace leggere i libro dei bambini o dei ragazzi di qualche anno più grande di loro, a volte anche più dei libri per adulti. E soprattutto questi libri rappresentano una importante documentazione didattica per maestre e professoresse che intendono incontrare o far leggere ai loro studenti libri di scrittori viventi”.