Specchio specchio 2: la vita di oggi in forma di libro
Capitolo 1: Rapperonzolo
C’era una volta una famiglia molto povera che viveva in Africa e che desiderava tanto lasciare quel paese dove la vita era difficile e si doveva lottare anche solo per un misero pasto.
Il desiderio di fuggire da quella terra inospitale, un bel giorno, finalmente si realizzò.
I belewa riuscirono a partire per l’Inghilterra, affrontando un viaggio molto duro, durante il quale soffrirono la fame e la sete e si imbatterono anche in una violenta tempesta.
Un mattino dal gommone avvistarono la terra e capirono che erano finalmente arrivati in Inghilterra.
La signora Belewa nel frattempo era giunta al termine della sua gravidanza.
Giunti in prossimità delle coste, chiesero aiuto alla guardia costiera che rispose: ” Vi aiuterò e vi porterò all’ufficio immigrazione di Londra per registrarvi e chiedere cittadinanza.”
Là però furono respinti, così decisero di dirigersi direttamente a Buckingham Palace per chiedere aiuto alla regina.
Giunti nei pressi del palazzo reale furono inaspettatamente accolti dalla regina, che affidò la signora Belewa alle cure di un bravo medico, il quale fece nascere una bella bambina di nome Rapperonzolo, perchè fin da piccola adorava “rappare”.
La regina, affascinata dalla piccola creatura, decise di impossessarsene e di non restituirla più ai genitori e, dal momento che essi non volevano cederla, la Regina li fece rinchiudere nelle sue prigioni.
Rapperonzolo cresceva nel lusso della corte, ma sentiva molto la mancanza dei suoi genitori naturai, che non aveva mai conosciuto.
Aveva la pelle liscia e leggermente scura, occhi azzurri e lunghissimi capelli neri, che crescevano a dismisura e che la Regina non le permetteva di tagliare.
Un giorno, quando ormai era una ragazza di sedici anni, sentì la regina che parlava della sua storia con il principe consorte e, scioccata da quel racconto, decise di registrarne il contenuto.
Così di notte scappò di nascosto da un passaggio segreto che poco tempo prima aveva scoperto e che aveva visto alcune volte utilizzare dalla regina, la quale ignorava che Raperonzolo ne conoscesse l’esistenza.
Il passaggio era stretto e lungo, illuminato da una lampada, con delle scale che scendevano e arrivavano ad una porta nascosta tra gli alberi dietro il castello.
Arrivata alla caserma della polizia, entrò e raccontò la sua storia ad un poliziotto.
“Non credo che la nostra Regina si sia macchiata di tale colpa”, commentò il poliziotto.
In tutta risposta la ragazza gli mostrò il video che riassumeva la storia della sua vita passata.
“Ci credi adesso?”, chiese un pò irritata al poliziotto. Questi vedendo la Regina in carne ed ossa che parlava, capì che non si trattava di una fantasia della fanciulla.
Essendo stanco e non vedendo l’ora che il suo turno di lavoro finisse, non disse altro e accompagnò Rapperonzolo alla prigione, affaticato al punto da non stare in piedi.
Appena entrarono nell’edificio la ragazza si mise a correre lungo quel corridoio che sembrava non finire mai e l’agente, che ogni tanto sbadigliava, faceva fatica a starle dietro.
Quando arrivarono davanti alla penultima cella c’erano due persone che piangevano e si dispervano ed ella li riconobbe: erano i suoi genitori!
Quando l’agente aprì la porta, Rapperonzolo corse loro incontro e potè finalmente riabbracciare mamma e papà dopo tanti anni che non li vedeva.
Passarono così diversi minuti e quella scena commosse alcuni carcerati; altri invece si lamentavano, perchè con tutto quel rumore non riuscivano a dormire.
L’agente, nel frattempo, era crollato a terra per la stanchezza e quando la famiglia uscì dalla prigione se lo dovette portare dietro, trascinandolo sotto lo sguardo stupito dei carcerati, poi lo lasciarono all’entrata.
Appena Rapperonzolo, i suoi genitori ed il poliziotto uscirono dal carcere, si sentì un rumore di passi pesanti che si dirigevano verso di loro.
Nella penombra apparve una figura alta che si avvicinava: era una guardia del corpo della Regina.
“Cosa ci fate qui!” chiese Rapperonzolo.
“Sono io che dovrei chiedervi cosa fate qui!” rispose la guardia.
“Vi abbiamo vista scappare e vi abbiamo seguita fino a qui. La Regina è furiosa e vuole che vi riportiamo indietro, perciò seguiteci!”.
Detto questo, estrasse una corda e la usò per legare brutalmente i polsi di Rapperonzolo dietro la schiena.
I genitori e il poliziotto subito si lanciarono verso la guardia; in quello stesso istante, però, spuntarono altre due guardie che con il calcio dei fucili li colpirono facendolo svenire.
Anche Rapperonzolo provò a ribellarsi, ma la presa della guardia era troppo forte , così fu costretta a seguirli fino a Buckingham Palace.
Ivi la Regina la fece rinchiudere. La piccola e sgradevole stanza che l’accolse era stata fino a quel momento a lei sconosciuta.
L’unica finestrella presente sulle pareti era troppo piccola per poterci passare e la porta era chiusa a chiave.
Rapperonzolo aveva con sè il suo telefono con il prezioso video della conversazione fra la Regina e suo marito e decise allora di inviarlo alla centrale di polizia e diffonderlo su tutti i social: tutto il mondo avrebbe finalmente conosciuto la verità!
Nel frattempo i genitori di Rapperonzolo e il poliziotto erano rinvenuti.
Quest’ultimo ricevette il messaggio con il video e subito diede l’ordine di radunare tutti i poliziotti; nel frattempo accompagnò con un taxi i genitori di Rapperonzolo verso la costa inglese presso cui erano sbarcati i gommoni.
Là si trovavano diversi immigrati e, tra loro, la mamma di Rapperonzolo riconobbe suo padre, il quale, a sua detta, credeva che sua figlia, la signora Balewa fosse morta.
Ella informò immediatamente il padre della nascita della nipote Rapperonzolo e del suo rapimento e gli mostrò anche il video inviato al poliziotto.
Lui, sconvolto dell’accaduto, diffuse la notizia tra tutti gli immigrati che decisero di unirsi per aiutarlo a liberare sua nipote.
Andarono tutti assieme alla centrale di Polizia e, grazie alle auto ed agli elicotteri della Polizia, raggiunsero in poche ore il palazzo della Regina e lì incominciarono a protestare e fare una rivolta contro la sovrana perchè liberasse Rapperonzolo.
Correvano disordinatamente verso il palazzo, urlando minacce contro la Regina, ma anche suppliche di liberare la ragazza; qualcuno, incollerito, tentava di entrare nel palazzo, ma questo fu impedito dalle guardie che, dopo poco, prese dalla paura e dalla disperazione, fuggirono.
La protesta continuava e le armi della polizia brillavano sotto il sole cocente.
All’interno del palazzo la Regina era terrorizzata nel vedere la furia della protesta che si stava scatenando contro di lei; così provò ad uscire sul balcone per cercare di calmare la folla, ma questo non fermò gli immigrati che cominciarono a lanciare sassi nell’intento di colpirla.
La finestrella della stanza di Rapperonzolo si affacciava su quello scenario.
Ella guardò attraverso la serratura della porta e notò che la guardia che doveva piantonare l’ingresso era andata via; a quel punto la ragazza utilizzò una forcina per scassinare la serratura e fece appena in tempo ad aprirla, uscire ed arrivare nel balcone in cui si trovava la Regina prima che la situazione degenerasse ulteriormente.
La Regina capì allora che, se non l’avesse lasciata parlare, la protesta sarebbe continuata; pertanto permise a Rapperonzolo di affacciarsi al balcone e di parlare alla sua gente.
“Calmatevi! Non vi preoccupate, tornerò a casa per poter stare con i miei veri genitori! E voi- disse rivolgendosi alla polizia- non fate del male alla vostra Regina perchè si è presa cura di me ed è stata come una vera madre”.
La Regina a questo punto disse: “E tu sei stata per me come una vera figlia. Ti ho rinchiusa in quella stanza perchè ero accecata dalla rabbia e non volevo perderti perchè per me eri e sei tutt’ora importante. Ho sempre creduto che voler bene ad una persona volesse dire tenerla tutto il tempo insieme a sè; ora però so, che volere bene ad una persona significa volere il suo bene e quindi fare in modo che sia felice. Ebbene Rapperonzolo, io voglio che tu sia felice e che tu stia bene, quindi vai pure con i tuoi genitori.”
All’udire di queste parole tutti esultarono ed applaudirono.
“Se me lo permettete – continuò Rapperonzolo – di tanto in tanto verrò a trovarvi e farò un pò di Rap per voi!”.
Rapperonzolo riabbracciò i suoi genitori e festeggiarono tutti assieme nel palazzo su invito della Regina.
Mentre tutti entravano nel palazzo, la Regina si diresse verso i genitori di Rapperonzolo porgendo loro infinite scuse.
I genitori la fermarono subito dicendo che la perdonavano perchè dal suo discorso avevano capito che si era pentita davvero e che aveva trattato bene la ragazza.
Così anche loro andarono a festeggiare la liberazione di Rapperonzolo.
Il libro si compone dei seguenti capitoli:
(1° CAPITOLO: Rapperonzolo scritto da: Odesa Basha, Alessandro Ferrarini, Davide Mammi).
- 2° CAPITOLO: Tremotino scritto da: Riccardo Ceci, Rebecca Anita Lusuardi Bassi, Mariachiara Marcon, Edoardo Poldi Allai.
- 3° CAPITOLO: Il brutto ragazzo scritto da: Edoardo Alberini, Gaia Castagnoli, Penelope Fornaciari, Nicolò Morani.
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4° CAPITOLO: Cappuccetto Rosso Sangue scritto da: Letizia Chiantera, Federica Fava, Andrea Giglioli, Miranda Zuffa.
Premessa: Leggendo si impara – Prof.ssa Elena Mussini
Quest’anno il primo giorno di scuola, come tutti gli altri anni, ho distribuito delle frasi sul piacere e l’utilità della lettura ed ho letto alcuni brani che ritenevo importanti per iniziare il nostro percorso insieme.
Ho cercato di proporre molte letture e bibliografie per trasmettere ai miei alunni l’idea che il tempo della lettura è un importante spazio di crescita culturale e personale.
La classe ha risposto molto bene agli stimoli ed ha accolto con entusiasmo la proposta di incontrare la scrittrice Paola Zannoner nell’ambito del progetto /bao’bab/ preparandosi con la lettura di buona parte dei romanzi dell’autrice che sono stati oggetto di confronto e scambio tra gli alunni.
Tra i tanti libri scelti, uno in modo particolare ha destato l’interesse dei ragazzi: “Specchio specchio”, in cui l’autrice rivisita in chiave moderna alcune fiabe classiche.
Terminato il libro, i ragazzi si sono chiesti se l’autrice avesse in mente di pubblicare un secondo volume con la rilettura delle fiabe.
Così, riflettendo su questo interesse, ho pensato di partecipare al concorso “In forma di libro” affidando ai ragazzi, divisi in gruppi, il compito di scegliere altre cinque fiabe su cui lavorare. La proposta è stata accolta con grande interesse e i testi sono stati corredati da alcuni disegni realizzati dagli alunni.
Al termine del libro è stata inserita un’appendice che illustra il metodo di lavoro utilizzato, poichè ritengo che, soprattutto in una classe prima, sia fondamentale educare i ragazzi ad affrontare un progetto con un approccio corretto e ben strutturato in previsione delle attività successive, progressivamente più complesse.
Questo libro è stato realizzato nell’anno scolastico 2018-2019 dalla classe prima della scuola secondaria di primo grado “A.Manzoni”.